venerdì 1 marzo 2013

Crème di Ceci al Sesamo Bianco con sospetto di Aglio (volgarmente “Humus di Ceci”)

Ingredienti:

300 g di Ceci secchi
2 cucchiai di Salsa Tahini
Mezzo spicchio di Aglio
Succo di mezzo Limone
 

 Operazioni preliminari
-la Salsa Tahini

Indossiamo qualcosa di vintage e precipitiamoci ad acquistare la salsa tahini al negozio di prodotti biologici sotto casa. Non abbiamo un negozio bio sotto casa? Che strano… In tal caso vale la pena di cercarne uno, tanto leggendo questo blog prima o poi dovremo tornarci.

No, senza la salsa tahini l’humus di ceci non si può fare. Si è proprio indispensabile. No, non so come si prepara in casa. Si, la salsa tahini si conserva a lungo. No, non si può sostituire con nien-te.

Eccoci finalmente nel negozio bio. Dobbiamo avere un’aria sicura, di chi sa esattamente cosa vuole e dove trovarlo. Andiamo dritti alla meta: salsa tahini, una qualunque.

Non facciamo l’errore di ciondolare per il negozio con aria sperduta e sguardo indeciso, scrutando ogni tipo di prodotto presente. Rischieremmo di incappare in qualche bio-veterano del genere dovresti-prendere-anche-questo-vedrai-che-bene-ti-fa con la conseguenza che torneremmo a casa con molti meno euro di quando siamo usciti e con un numero imprecisato di prodotti di dubbia utilità, ma soprattutto di cui non sapremmo neanche pronunciare il nome.

Visto che ci siamo, compriamo anche un po’ di coriandolo fresco, se abbiamo la fortuna di trovarlo, e corriamo a casa senza voltarci mai indietro.

- i Ceci
Dopo esserci fatti passare dalla testa la malsana idea di usare i ceci precotti, pieni di conservanti e edulcoranti, prendiamo dei ceci “veri”, mettiamoli a bagno per almeno 12 ore e poi lasciamoli cuocere per circa 3 ore (2 ore per quei temerari che vorranno usare la pentola a pressione), aggiungendo solo una foglia di alloro nell’acqua.
L’attesa è lunga, lo so. Se proprio non abbiamo nulla da fare possiamo anche trascorrere queste 15 ore a fissare i ceci che prima si ammollano e poi si cuociono, ma per ovvie ragioni non lo dovrà sapere mai nessuno. In tal caso, se qualcuno (ma chi?) ci chiederà come abbiamo trascorso questo tempo, diamo una risposta che spenga qualsiasi desiderio di ulteriori informazioni, tipo che siamo andati a fare una rettoscopia.

Conserviamo un po’ di acqua di cottura dei ceci.

- il sospetto di Aglio
Fa bene al cuore, ma nuoce al prossimo. Il giusto bilanciamento tra questi contrapposti interessi è mezzo spicchio d’aglio, che lascia il dubbio della sua presenza, ma non ne dà la certezza. Un sospetto, appunto.

Prendiamo quindi mezzo spicchio di aglio e pestiamolo in un mortaio. Se non abbiamo un mortaio, convinciamoci del fatto che è giunto il momento di recuperarne uno e segniamocelo nella lista delle cose da fare. Poi, senza perderci d’animo, maciulliamo l’aglio come meglio possiamo.

La crème di Ceci ecc. ecc.

Ora passiamo alla preparazione di questa crème ecc. ecc. che altro non è che l’humus di ceci rinominato in modo da poter essere venduto in un ristorante ad un prezzo spropositato, o proposto ai critici culinari che abitualmente frequentano le nostre tavole.
Può essere un ottimo e originale antipasto, ma può anche trovare la sua collocazione in quel limbo che spesso si crea tra il primo e la frutta.

Passiamo i ceci con il passaverdure o tritiamoli con un frullatore insieme al sospetto di aglio maciullato, al succo di mezzo limone, a due cucchiai da cucina di salsa tahini e saliamo il tutto.
Ora due domande sorgeranno spontanee, anzi tre:

Uno: che ci faccio con il coriandolo fresco che ho comprato all’ultimo secondo al negozio bio?
Risposta: indovina

Due: che ci faccio con l’acqua dei ceci che ho conservato?
Risposta: va aggiunta all’humus se dovesse risultare troppo compatto

Tre: come e quando si mangia questo humus di ceci?
Risposta: spalmandolo (in quantità) su delle gallette di riso o sul pane e ricoprendolo di pezzetti di pomodoro conditi con olio e sale, buonissimo!

 
p.s. 1: l’humus si conserva in frigo per 5/6 giorni
p.s. 2: ça va sans dire che di ceci ne possiamo fare una vagonata, da suddividere in simpatici contenitori che andremo a riporre nel congelatore, oppure, per i più tradizionalisti, da conservare negli appositi vasetti dopo averli fatti bollire a bagnomaria.

mercoledì 27 febbraio 2013

Riso integrale in crogiuolo di Cavolo Cappuccio, Sedano e Carota


Ingredienti x 4
- una tazzina a persona di riso integrale
- 2.5 tazzine di acqua per ciascuna tazzina di riso
-1 cavolo cappuccio piccolo
- un gambo di sedano e una carota
- 3 cucchiai di passata di pomodoro

Il riso
Prima di tutto prendiamo il riso bianco, si, quello raffinato, quello che abbiamo messo davanti alla scatola di riso integrale e, fiduciosi, verifichiamo ancora una volta che non vi sia una qualche dicitura del tipo  “ma si che puoi usare questo, tanto è uguale al riso integrale, chi te la fa fare ad aspettare un’ora di cottura..”. Se non dovessimo trovarla, riponiamo con nonchalance il riso bianco al suo nuovo posto (molto in fondo) e tiriamo fuori il riso integrale.

Sciacquiamolo, eliminiamo i chicchi sospetti, tuffiamolo in una pentola a pressione con 2.5 parti di acqua salata e, pazienti come solo noi sappiamo essere, aspettiamo che arrivi il sibilo. Eccolo! Ora abbassiamo la fiamma al minimo e dimentichiamoci del riso per 45 minuti.
Se non abbiamo una pentola a pressione o se riteniamo che il solo averla in casa esponga la famiglia, ma che dico, l’intero palazzo (o forse la città?) al pericolo di esplosione, mettiamo riso e acqua in pentola, aspettiamo che inizi a bollire e, da quel momento, abbassiamo la fiamma, copriamo con un coperchio e dimentichiamocene per 55 minuti.

Il crogiuolo di cavolo cappuccio, sedano e carota

Prima di lavare ed affettare il cavolo cappuccio, apprezziamolo: è compatto e quindi facile da lavare e da tagliare, la sua forma un po’ obesa non può che ispirare simpatia, fa parte delle crucifere, che non è una setta religiosa ma una famiglia di verdure con potenti proprietà antitumorali e poi si conserva per giorni e giorni e giorni e giorni e gio..vabbè...
Laviamolo e riponiamolo con indifferenza sul tagliere, prendiamo di soppiatto un grande coltello a lama larga, solleviamolo con le braccia tese sulla nostra testa e sferriamo un colpo secco, senza ripensamenti. Volendo, se siamo veramente sicuri che non ci sia nessuno in casa, possiamo aiutarci accompagnando il fendente con un urlo tipo “yaa-haa!”.

Bene, ora ricomponiamoci e affettiamo l’amabile verdura a strisce di circa 1cm, tagliuzziamo anche sedano e carota e gettiamo il tutto in una pentola nella quale avremo già messo un po’ di olio e un bicchiere di acqua.
Abbelliamo la minestra il crogiuolo di verdure con 3 cucchiai di passata di pomodoro e lasciamo cuocere per 20/25 minuti.

Oddio il riso! Corriamo a spegnerlo.

***
Uniamo il tutto e lasciamolo andare sul fuoco per qualche minuto, mescolando. Assaggiamo senza ustionarci gravemente e aggiustiamo di sale.

Vorremmo aggiungere del prezzemolo? Aggiungiamolo. Vorremmo insaporire con un po’ di parmigiano? Insaporiamo. Vorremmo arricchire con un goccino di olio? Arricchiamo. Vorremmo… no, basta, ora mangiamo.

p.s.: ho detto UN PO’ di parmigiano

domenica 14 ottobre 2012

L’A-B-Cibo


Le cellule tumorali, prima o poi, si formano in qualsiasi individuo… sapevatelo.

Queste cellule sono come dire… dissociate, non rispondono ai comandi, sono delle schegge impazzite, che in preda ad un delirio secessionistico possono duplicarsi in modo incontrollato, fino a formare delle masse autonome all’interno del corpo, a spese del corpo.

Per realizzare il folle progetto devono, però, riuscire a nutrirsi (con i “fattori di crescita”) e a “battere” il sistema immunitario.

Quindi, se il sistema immunitario è forte e se mancano i fattori di crescita, il corpo vince 2 a zero e le cellule impazzite tornano a casa coi mitocondri tra le gambe.  Di questa battaglia non ce ne accorgeremmo neanche e tutto procederebbe come prima, la solita – meravigliosa – noia di sempre...

Per fortuna, per mantenere il sistema immunitario forte e per ridurre i fattori di crescita si può fare qualcosa ogni giorno, più volte al giorno: si possono mangiare degli alimenti e non mangiarne altri, o mangiarne di meno.

Dopo aver letto il libro del prof. Berrino, ecco grossomodo quali sono i cibi che mangio quotidianamente, quelli che invece mangio ogni tanto (una volta a settimana o anche meno) e quelli che non mangio (quasi) più:

QUOTIDIANAMENTE
  •  cereali integrali in chicco, come riso farro orzo avena miglio
  •  legumi, come ceci fagioli lenticchie piselli fave (ma le cicerchie no..)
  • pasta e pane di grano duro
  • verdure di stagione (N.B. le patate non contano)
  • pesce
  • frutta di stagione
  • olio extravergine d’oliva
  • semi (nocciole mandorle noci pinoli)

OGNI TANTO
  •  latticini
  • carne bianca
  • uova

MAI (o quasi…)
  • cibi grassi e con un alto carico glicemico
  • zucchero raffinato e cibi che lo contengono
  • cibi e bevande dolcificati con glucosio fruttosio ecc.
  • insaccati
  • carne rossa
  • alcolici


Risposte alle D.I. (Domande Immaginarie, l’equivalente delle FAQ, che FAQ non si può proprio sentire):
  • si, il riso bianco è un cereale raffinato
  • si, il riso basmati esiste anche in versione integrale
  • no, i semi non fanno ingrassare, fanno solo veramente tanto bene
  • si, tra gli insaccati ci sono anche la bresaola e il prosciutto crudo
  • si, la carne di maiale è carne rossa
  • cosa sono le cicerchie? Chiedete a Mr. Google e chiedetegli anche perché oggi non sono più diffuse. Io, dopo averlo letto, le ho lasciate nel sacchetto. Sono lì da circa sei mesi… ma prima o poi  - lo giuro sul Coinquilino - le mangerò e, se tutto andrà per il meglio, ve lo racconterò.





venerdì 5 ottobre 2012

Come passai dalla Lasagna Fritta nella Sugna al Miglio con Lenticchie Rosse Decorticate


Innanzitutto occorre una precisazione: della Lasagna Fritta nella Sugna io ne ho sempre e solo sentito parlare, non l'ho mai vista,  né ho mai sentito di nessuno che l'abbia vista o men che meno assaggiata, cucinata o vista mangiare o cucinare. Insomma, più che di una pietanza stiamo parlando di una figura mitologica, emblema della cucina ipercalorica, grassa e pesante, la cucina che io ho sempre ostinatamente prediletto e sconsideratamente praticato e propinato, fino a pochi mesi fa.

Giusto per rendere l’idea di cosa stiamo esattamente parlando, ecco un breve - forse noioso, ma certamente necessario - excursus del mio (ex) menù tipo:

  • colazione: caffè zuccherato, biscotti e fette biscottate con marmellata;
  • pranzo: quello che di più appetitoso passa il convento, quali lasagne, parmigiana, ravioli o tortellini con panna funghi e cotto, fettuccine con funghi e piselli o altre paste condite con almeno tre ingredienti, a volte pizza, dolce o frutta. Mai verdure o insalata;
  • cena: pasta (all'amatriciana, alla carbonara, al pesto, con panna e prosciutto, zucchine, funghi, alla pizzaiola, alla bolognese, con ragù di carne e cosi via), frutta e dolcetto se c'è, oppure, a volte, riso, quasi mai verdure o insalata, spesso un frutto, raramente carne (scaloppine, polpette o bistecca al sangue), certamente un bicchiere di vino o birra;
  • weekend: manicaretti fatti da me come lasagne, pasta all’uovo, polpette, torte e dolci al cucchiaio ecc. un frutto; forse un’insalata, mai verdure, immancabili vino o birra.

Dunque, per 1 metro e 64 cm di altezza, il mio peso ha sempre (e meritatamente) oscillato tra i 59 ed i 64 chili. Insomma, non proprio obesa, ma abbastanza lontana dal peso forma da dover sempre inserire tra i buoni propositi di capodanno le voci "dimagrire" e "praticare uno sport"... La buonanima di mia Nonna Giovanna definiva il mio fisico 'botticelliano'... “si nonna, forse ai tempi di Botticelli, oggi si dice grassa..”. Ma era più forte di lei, non per niente ai tempi di guerra nonna faceva la crocerossina...

Poi, un giorno, è successo che ho iniziato la chemioterapia.

Per non arrivare impreparata, come per qualsiasi novità, ho interrogato il mio fido Google su ogni singolo effetto collaterale di ciascuno dei tre farmaci chemioterapici che mi avrebbero somministrato (ciclofosfamide e adriblastina – per gli amici “la rossa” - e  taxotere). Non lo avessi mai fatto.
Mr. Google, impietoso e puntuale come sempre, mi ha restituito risposte che non lasciavano spazio a dubbi: sarei diventata calva, cronicamente stanca, psicologicamente instabile e parecchio, parecchio grassa. Dai 5 ai 10 chili in più, che sommati ai miei 59 avrebbero potuto portare l’ago della bilancia a ben 69 chili. Insomma, un bijou.

Il passo da questa trasformazione a quello che vedevo come unico possibile scenario era drammaticamente breve: il coinquilino mi avrebbe tradito con una qualsiasi racchia di passaggio giudicata da chiunque oggettivamente più attraente di me (“ma mai brillante quanto te, amore”, “si mamma, soprattutto sulla testa…”); mio figlio avrebbe patito gravi disturbi comportamentali (stile “bambino mangia-foto-della-mamma” in cura da Nuti nel mitico “Caruso Pascoski di padre polacco”) e sarebbe andato a vivere col padre e con la racchia di cui sopra, abbandonandomi al mio destino di giovane donna sola, brutta, probabilmente disoccupata, sicuramente alcolizzata.

Dovevo correre ai ripari, prima che la catastrofe prendesse forma.

Sono tornata fiduciosa da Mr. Google e dopo circa una settimana di intense ricerche in ogni angolo della rete, tra video, forum, blog e siti istituzionali, sono finalmente approdata al nome di colui che avrebbe segnato la svolta: il Professor Franco Berrino.  
Per farla breve, dopo aver letto e riletto il suo “Prevenire i tumori mangiando con gusto”, ho iniziato a cambiare, ma che dico, a rivoluzionare il mio stile alimentare inserendo pietanze fatte di ingredienti a me totalmente sconosciuti, come per l'appunto il miglio e le lenticchie rosse decorticate...
Oggi, dopo poco più di due mesi e i primi 4 cicli di chemio, ecco i risultati che vedo:

  • a detta del mio oncologo sto resistendo egregiamente alla chemioterapia, i valori delle analisi sono sempre buoni e - a parte il turbante per coprire la pelata - a dire di tutti (ma soprattutto a mio dire) non ho assolutamente l’aspetto di chi ha fatto 4 cicli di chemio;
  •  in due mesi ho perso senza neanche accorgermene tutti i chili di troppo (N.B. solo quelli di troppo, 7 per l’esattezza) mangiando bene, in modo vario, gustoso e senza patire la fame;
  • nonostante la perdita di peso e la chemioterapia ho un aspetto sano e sono piena di energia;
  • sono di ottimo umore, ho la sensazione, la certezza, di poter fare ogni giorno qualcosa che farà stare meglio non solo me, ma anche la mia famiglia.

Dopo aver sperimentato su di me gli strabilianti e benefici effetti dello stile alimentare proposto dal prof. Berrino e la semplicità con cui può essere messo in pratica, sento il bisogno e il dovere di condividere questa esperienza con… tutti. Se ci sono riuscita io, può riuscirci chiunque, bastano solo un po’ di fiducia, entusiasmo e tanta, tanta voglia di stare bene. 

mercoledì 3 ottobre 2012

Alimentazione, benessere e altre amenità



Di questo si parlerà. Ma partiamo dall’inizio, partiamo dal titolo.

Il Passero Solitario è una poesia di una tristezza infinita, lo so… lo so… Ma anche no. Come per (quasi) tutte le cose, dipende dai punti di vista. Io la guardo dalla fine, da quell’angolo da cui si intravede alla finestra la sagoma di chi sa bene di dover reagire, ma resta immobile a mugolare ahi pentirommi... Vista così, per me questa poesia è un monito ad attivarsi, a cambiare finché si è ancora in tempo. Vista così, questa poesia incarna perfettamente lo spirito del Blog.
Il buon Giacomo non me ne vorrà (anche perché non può…) se mi son presa la libertà di sdrammatizzare un tantino il titolo. Ma visto che questo blog parla di alimentazione e non di cacciagione non avevo scelta.